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“L’istinto mi diceva che quella separazione era necessaria, ma non riuscivo a capire perché. Chi si stava sacrificando per chi? Erano loro che stavano morendo, finendo, andandosene, per far vivere me o ero io che dovevo accettare quella situazione per far vivere loro? Chi aveva deciso tutto questo? Ormai avevo imparato che i miei pianti non li avrebbero riportati lì dove ero anch’io, ma non riuscii a trattenere i singhiozzi che soltanto mio padre sentì, mentre cercavo di non farli udire da nessuno tenendo il mio viso schiacciato contro il guanciale, sorretta dal duro materasso che custodiva i miei sonni e i miei sogni”.
Attraverso le domande, le inquietudini e le esperienze di una bimba, nata dall’unione di una donna etiope e un uomo italiano, questo libro ci conduce per mano a conoscere l’autentico travaglio interiore al quale sono condannati i bambini privati dei loro diritti e della loro certezza identitaria da una cultura che conserva intatti i pregiudizi coloniali verso le popolazioni africane. Fiorella, la protagonista di questa storia, viene portata in Italia dodicenne, senza poter conoscere le motivazioni degli eventi che hanno determinato la sua vita, a partire dal rapporto con i suoi genitori. Tra le speranze di questo libro, anche quella che ad altri bambini sia risparmiato quanto è toccato a lei.